Ve l’abbiamo ripetuto più volte che di musica -con l’eccezione di due/tre elementi, che infatti sono guardati con un certo sospetto, per non dire ostracizzati: a cominciare dal Maestro- noi del Cromaticoro non ne sappiamo e non ne capiamo nulla; ma in fin dei conti sono quasi sei anni che stiamo insieme, e anche solo per osmosi, o irradiazione, qualche concetto siamo riusciti ad assimilarlo. Uno di questi concetti è che nella musica, e forse anche in altri campi, le pause sono importanti. La pausa è il momento nel quale la voce può riprendere fiato e predisporsi al canto, le dita possono riposarsi e assumere una nuova posizione, le orecchie possono assorbire e decantare i suoni che le hanno appena riempite, il pubblico può guardare l’orologio senza troppo imbarazzo e chiedersi quando diavolo finirà il concerto. Le pause sono gli istanti in cui si incontrano il passato (l’eco dei suoni precedenti), il presente (uscendo per un attimo dal flusso della musica, si riacquista la consapevolezza del qui e ora) e il futuro (la preparazione e l’attesa dei suoni che verranno).
Se il paragrafo precedente vi sembra un modo piuttosto contorto e fumoso di giustificare la nostra assenza da queste pagine, non possiamo biasimarvi. Però questi mesi ci sono stati davvero utili: per capire cosa vogliamo fare, cosa non vogliamo fare, con chi vogliamo farlo o non farlo (sul dove e il quando, come sempre, accettiamo di buon grado le proposte dei nostri partner; il perché, al solito, rimane avvolto nel mistero). Abbiamo ripreso fiato, e insieme a quello abbiamo ripreso anche la voglia, l’energia e la lucidità necessarie per costruire e realizzare nuovi progetti. Energia e lucidità che emergono prepotentemente in questa intervista, realizzata qualche mese fa, nella quale potete vedere di persona il Maestro Luca di Bucchianico, insieme a uno che probabilmente era venuto a casa sua per riparargli la caldaia.
Ma i mesi appena trascorsi non sono stati dedicati unicamente a recuperare le forze e a chiarirci le idee (e a riparare la caldaia del Maestro): nel frattempo abbiamo continuato a vederci, provare, riprovare, allargare e restringere più volte la nostra formazione, e soprattutto ad ampliare il nostro repertorio, aggiungendovi per la prima volta un pizzico di italianità, rinforzando il sapore con una generosa spruzzata di Caraibi, recuperando e rinfrescando un paio di brani che non eseguivamo da un po’ di tempo, e sperimentando per la prima volta con i sapori raffinati dello swing. Vi serviremo per la prima volta questa pozione -sperando che non si riveli un intruglio indigeribile- domani sera, mercoledì 16 settembre, lungo Corso Roma, una delle strade più belle e caratteristiche di Lanciano, che per l’occasione dovrebbe essere chiusa al traffico (se ci sbagliamo, probabilmente avrete modo di leggerne sui quotidiani del giorno dopo) per consentire ai lancianesi di celebrare degnamente l’ultimo dei tre giorni di festa patronale, e a noialtri di intrattenere degnamente i passanti, lancianesi o meno che siano.
Ci sposteremo su e giù lungo la via, fermandoci nei punti che riterremo più adeguati, calcolati attraverso un rigoroso e innovativo algoritmo sviluppato presso il MIT che prende in considerazione un elevato numero di parametri e variabili (tra cui: traffico pedonale, conformazione acustica del luogo, accesso a vie di fuga, presenza di balconi dai quali potremmo essere innaffiati di acqua o altri liquidi, ma soprattutto distanza dal bar più vicino). Al di là delle possibili difficoltà tecnico-logistiche, ci tenevamo a cantare in questa occasione: perché esibirci nella nostra città natale ci fa sempre piacere (soprattutto in coincidenza con le feste cittadine), e poi perché, anche dopo tutti questi anni, conserviamo l’orgoglio di essere un coro amatoriale, nato al di fuori delle chiese, dei conservatori, e delle camerate di alpini -un coro di strada, in sostanza.